A Roma, la prima esperienza italiana con tecnologie per l’ipertermia profonda di tipo radiativo, ampiamente testate e utilizzate negli ospedali del nord Europa, ma ancora poco conosciute nel nostro paese.
Negli ultimi anni, l’Ipertermia oncologica ha visto un rinnovato interesse da parte della comunità scientifica, grazie alla diffusione di tecnologie in grado di adattarsi alle diverse esigenze cliniche e a un razionale biologico che supporta l’erogazione concomitante di terapie sistemiche e locoregionali.
In un simile scenario, quello dell’Università Campus Bio-Medico di Roma è un caso di grande interesse sotto molteplici punti di vista. A partire dalla tecnologia utilizzata, che per il nostro paese rappresenta una novità, ma che negli ospedali del nord Europa viene da tempo impiegata come terapia antitumorale abbinata a chemioterapia e/o radioterapia con risultati documentati in diverse pubblicazioni.
Si tratta degli innovativi sistemi di ipertermia di tipo radiativo Pyrexar, leader internazionale del settore. Nello specifico, all’Università Campus Bio-Medico di Roma sono attualmente impiegati il BSD-500, dedicato ai trattamenti di ipertermia superficiale, e il BSD-2000 per l’ipertermia regionale profonda.